Premessa: Questo post è nato da questo ricordo che non so perché
è risalito dopo più di vent’anni di oblio
Andavo alle scuole medie a piedi e passavo davanti alla
scuola materna. Durante la mezza stagione, al mio rientro, mi capitava di
incontrare gli occhi verdi di mia sorella Polly che mi aspettavano. Mi ricordo
ancora quel musino così bello, i capelli biondi legati in una coda con i soliti
riccioli che scappavano fuori. Giocava nel giardino e quando mi vedeva passare
mi correva incontro felice e facevamo un pezzetto di strada assieme, separate
dalla recinzione della scuola. Aveva lo sguardo più dolce che posso ricordare.
Da qui un ragionamento sui ricordi degli sguardi più
significativi che ho ricevuto
Occhi rassicuranti
Una mattina di settembre di tredici anni fa, parcheggio la
macchina davanti al lavoro e immediatamente si affianca un’altra auto. Mi giro
a guardarla e incrocio gli occhi del SignorP. Esco dall’auto, lui abbassa il
finestrino e mi dice “ti ho vista per strada, volevo solo salutarti prima di
andare al lavoro”. Il cuore mi batte all’impazzata e quel semplice gesto mi da
la conferma, è lui la persona con cui voglio costruirmi un futuro. E’ lui che
sa fare la cosa giusta al momento giusto, sa dare certezze e sicurezza ad un
rapporto appena avviato, sa quello che vuole e si impegna ad averlo. E’ lui che
mi apre un futuro con uno sguardo
Occhi che parlano
Autunno di sei anni fa, Aribella è una cucciola piccina
picciò che frequenta l’asilo nido. Ho fretta è mattina presto, la proprietaria
del nido è in ritardo e io devo correre al lavoro. La lascio nell’atrio dell’asilo dove c’è una
vetrata, libera in basso per circa 70/80 cm e oscurata con una plastica opaca
sopra. Aribella inclina leggermente la testa e mi sbircia da sotto. Mentre
entro in macchina la vedo in quella posizione, guardo i suoi occhi scuri e
vellutati che mi scrutano, osservano, chiedono in silenzio mille perché. Per un
istante tremo. Mi tremano le mani, mi trema una lacrima negli occhi. Mi
spavento quasi davanti a quel perché urlato in silenzio. Eppure non ha uno
sguardo accusatorio, mantiene la sua base di fiducia sconfinata, ma dentro a
quei meravigliosi occhi da cerbiatta leggo una domanda soffocata.
Occhi che sanno
Primavera di quattro anni fa, Gnagni è una new entry del
mondo. E’ una neonata tranquilla, silenziosa chiede solo quello che le spetta.
La allatto al seno e ci guardiamo negli occhi e improvvisamente quasi sobbalzo,
mi accorgo che il taglio degli occhi è identico a quello di mio padre. Sorrido,
la accarezzo e continuo ad osservarla bene. I suoi occhi color fiordaliso sono
profondi, sembrano sapere già tutto del mondo. Sembrano possedere una sapienza
atavica che la rende un essere singolare, con una sicurezza che arriva da
dentro di se e che sa trasmettere agli altri.
Quanti occhi che ho incontrato nella vita. Ci sono sguardi
che si cristallizzano in un ricordo permanente e istanti che volano via leggeri
come una carezza. Non ho mai pensato che
sguardo posso aver lasciato io agli altri, di certo in questi frangenti
descritti i miei occhi sono stati fraterni e ansiosi, stupiti e innamorati, insicuri
e ammutoliti, indagatori e pieni di rispetto
Con uno sguardo ho percepito la caratteristica di un
rapporto, la caratteristica di una persona. Aribella con le sue domande mai
espresse, con i suoi occhi fiduciosi che dicono “mi fido di te, quindi va comunque
bene così” mettendo così di fatto nelle mie mani una responsabilità che un po' mi spaventa e la piccola Gnagni invece che sembra bastarsi a se stessa, con la
sua sicurezza che mi incuriosisce e vorrei anche solo una volta provare.
Mi guardo allo specchio e osservo i miei occhi azzurri e miopi. Li vedo dolci, fondamentalmente insicuri, ma profondamente felici. Però è troppo facile questo esercizio su me stessa
Sono dolci, dolcissimi i tuoi occhi. E rassicuranti. Per questo quella bambina piccina picciò si fidava di te pur non capendo. Non posso venire sul tuo blog, mi commuovo troppo. Mi mancate...... Ti voglio bene
RispondiEliminaFrancesca
Ti voglio bene anche io. Un bacio tesoro
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