venerdì 5 aprile 2013

Gnagni pedala da sola, io ci provo da un po'


Sono state settimane intense, settimane dove la tristezza e l’ansia per gli eventi negativi che accadevano a delle amiche mi allontanavano dalla voglia di scrivere sciocchezze o amenità. E per pudore non potevo scrivere di loro e dei loro cuccioli, quindi la Ele non trovava altra soluzione che tacere, star loro vicina e pensare con intensità che la salute dei figli è una grazia che si da un po’ troppo spesso per scontata. 

Le mie cucciole. Eh si, le mie cucciole che crescono,  che sono la mia gioia e la mia vita. In questi giorni ogni tanto mi osservavano stranite quando passando accanto a loro e non mi trattenevo dall’acchiapparle in una morsa stile wrestling che finiva di un bagno di baci schioccanti sulle guanciotte pienotte. Loro ricambiavano, perché per mia fortuna non siamo una famiglia stitica di attacchi simili, ma probabilmente si chiedevano come mai la frequenza era incrementata così repentinamente.
Be', di troppi baci non si consumano mica, quindi proseguirò in questa attività finchè non mi passerà questa sottile paura che qualcosa possa girarsi in negativo.
E anche quando sarà passata…continuerò, anche perché finchè si fanno sbaciucchiare, mammina apprezza e approfitta.
E comunque una cosa  bella bella bella dovevamo festeggiarla, e quindi il tripudio di baci cadenti ha avuto il suo massimo splendore martedì, nel primo (e quasi unico) pomeriggio senza pioggia, di questa triste primavera umidosa.
Gnagni ha imparato a pedalare senza rotelline. Emozione grande!!!!
Per dovere di cronaca preciso che fa dei piccoli tratti, non sa ancora partire, prosegue solo in rettilineo e quando deve curvare mette giù i piedi perché il freno non sa ancora nemmeno che cos'è.
Però sono orgogliosissima della mia tappettina.
Ed è stato tutto così semplice, come è sempre stato con lei. Io con Gnagni non ho veramente mai fatto fatica con nulla. Penso che sia una questione di comunicazione, è una bambina molto sicura di se, decisa, e senza “fisime”, assomiglia moltissimo a suo papà in questo e penso di aver sempre trovato la maniera giusta di comunicarle le cose.
Indicazioni chiare precise, fiducia in lei e nei suoi mezzi e lei va che è un piacere.
Con suo papà invece è una tragedia. Si scontrano, si prendono a scornate e lui tutto arrabbiato mi dice “ma è una zuccona, faccio una fatica con lei!” e a me vien da ridere, perché invece io la vivo in maniera molto diversa. Eppure lo capisco, perché con Aribella a volte provo la stessa frustrazione. Aribella è più complicata e sensibile. E’ una bambina dolcissima, bravissima, giudiziosa, si impegna tantissimo in tutto e sa dare delle soddisfazioni enormi, però devo stare più attenta a quello che dico, a non sottovalutare il tono della voce, a non sottovalutare come sta lei in quel momento e se per caso si arrabbia…ahhhh non ne veniamo più fuori. Ok, lo ammetto, mi assomiglia. E poi è la primogenita e questa cosa non è da sottovalutare. Tutto quello che fa lei vale 110 perché lo fa per lei stessa e per insegnare a me a fare la mamma. Con Gnagni invece vivo un pochino di rendita e forse riesco a dare una dimensione più giusta a quello che fa o dice.  
Prendiamo la fase terrible two, fase che mette in equilibrio precario la sanità mentale di ogni povera famiglia, davanti ad una Aribella strepitante sono rimasta nell'ordine stupita, basita, perplessa, spiazzata, disorientata. In quei mesi ho navigato a vista per riuscire ad arginare i capricci, per scoprire come fare ad evitarli, per uscire da dei trip mentali che noi due eravamo bravissime a ficcarci dentro.
Con Gnagni invece ero pronta e al primo accenno di bambina scalciante e urlante spalmata sul pavimento non feci altro che scavalcarla e dirle con voce tranquilla e serena “la mamma è in cucina, quando ti è passata vieni pure di la”. 
Ecco ora la faccio facile, però Gnagni era così, una volta sfogata arrivava saltellante e mi diceva “mamma, mi sono tranquillata”. Non ho ricordi di scenate epiche o psicodrammi. Ci  sono state eh, mica è perfetta, però io avevo già accettato e metabolizzato che un fagottino profumato e sorridente si doveva prima o poi trasformare in un fagottino urlante e prepotente. Avevo metabolizzato che era una fase “sana”, che non succedeva nulla di grave, e che era importante per la sua crescita.
Peccato che la primogenita davanti non possa trovare una mamma già “imparata”. Di certo ha trovato una mamma che ha condiviso con lei tutte le fasi in maniera molto (pure troppo) profonda e coinvolta.
Ho il vago sentore che tra qualche anno qui ne vedremo delle belle, però per ora mi godo queste piccole belle novità.

Un martedì con il sole, Gnagni che in garage prende la bici con le rotelle, io che invece la invito a provare la bici da grande, lei che sale, pedala, si fa sostenere e quando sente la sua mamma gridare di gioia sgrana gli occhi perché si accorge che sta pedalando da sola. Questo voglio tenere dentro di me di quel martedì.

4 commenti:

  1. brava Gnagni!!!
    E brava anche LaEle che ha fatto questo bel post che incoraggia a fare il secondo figlio :)

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    1. Che traspadolce che sei!!! Comunque si sono una grande sostenitrice del secondo pupo

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