venerdì 22 marzo 2013

Primavera


Una giornata come quella di oggi, con un cielo blu intenso, i monti ancora innevati che quasi abbagliano, i prati punteggiati da “Occhi della Madonna” è un’iniezione di energia incredibile.

La forza della natura che si risveglia mi da sempre emozione.

Da studente a mala pena mi accorgevo del cambio delle stagioni. I ritmi della scuola mi davano il polso del tempo che passava. Non mi soffermavo mai a osservare l’ambiente attorno a me che cambiava.

Ora se ci ripenso mi sembra assurdo, ma è vero. Ho iniziato a provare piacere per i profumi, i colori e le forme in movimento piuttosto tardi. Prima era come se non le vedessi pur avendole sotto gli occhi.
A 21 anni ho vissuto per un anno in Francia. Credo che sia stata quell’esperienza a togliermi quel velo. Appena arrivata non conoscevo bene la lingua, facevo un po’ fatica a capire e a farmi capire e in un contesto del genere l’introspezione era obbligatoria. Il doversi far compagnia da soli aiuta ad acuire dei sensi che prima erano atrofizzati. La famiglia dove lavoravo come baby sitter abitava in un bellissimo paese collinare immerso nel verde e il giardino che giorno per giorno cambiava mi faceva molta compagnia.

Ricordo ancora con rammarico che uno dei primi giorni dopo il mio arrivo la mamma dei bimbi mi chiamò tutta entusiasta in giardino e mi disse in maniera concitata “guarda la giù, lo vedi?? E’ Il Monte Bianco! Pensa che giornata eccezionale c’è oggi, si vede il Monte Bianco”. Ovviamente dissi di si, ma non lo vidi. O per lo meno, vidi dei monti, ma non guardai neppure con molta convinzione. Ecco, se solo questa cosa fosse successa pochi mesi dopo!

E ora sono qui, a guardare fuori dalla finestra, ad assaporare quest’inizio di primavera di cui avevo anche un po’ bisogno.

E’ la stagione della Gnagni. Ogni membro della Famiglia P ha una propria stagione. Nemmeno a farlo apposta siamo nati in 4 stagioni diverse. Io sono l’inverno, Gnagni la primavera, Il signor P l’estate e Aribella l’autunno.

Fino a poco tempo fa i miei genitori avevano una casa in campagna. Ad ogni nascita delle loro nipoti avevano piantato un albero da frutto. Per le mie bambine avevo chiesto il melograno per Aribella e il Pesco per Gnagni. La trovo così romantica questa cosa. Ecco ora mi è venuta una gran voglia di rivedere i loro alberi per vedere come sono cresciuti. Per fortuna la casa è solo in affitto. Un giorno spero di poterli rivedere e di potermi stupire di quanto saranno grandi. Quanto mi manca la casa in campagna! Che nostalgia terribile.  

giovedì 14 marzo 2013

Buon lavoro Francesco


A casa della famiglia P si mangia molto presto. Solo le galline e la Pia Opera hanno orari consoni ai nostri riti. Non stupisca quindi se dico che al momento della fumata bianca i P stavano finendo di mangiare.
Quattro bocche hanno smesso di ruminare e sono rimaste mute e aperte (quella di Gnagni per inciso) ad osservare il fumo bianco uscire dal comignolo. L’unico commento che è uscito dalla mia bocca è stato “Di già????” che ha rotto l’incanto e ha creato grande agitazione e fermento.
Non si contano i “Chi è mamma?” “Come si chiama mamma?” “Quando ce lo fanno vedere mamma?”, intervallato dai continui bip-bip del mio cellulare impazzito per una fervente conversazione su Whatsapp tra me e le mie amiche e gli sguardi stupiti, emozionati e un po’ preoccupati tra me e il Signor P.

Io non sono la più grande cattolica sulla terra, ma mi sono ritrovata a sparecchiare sussurrando “fa che sia O’Malley, fa che sia O’Malley o per lo meno uno umile” intimamente spaventata all’idea che la speranza di vedere finalmente un segno tangibile di cambiamento almeno in quell’ambito non arrivasse.

Nei giorni scorsi ci avevo pensato tanto a questo nuovo Papa e mi ero informata, avevo letto, avevo studiato i Papabili nella speranza di individuare una figura che mi desse fiducia. Quando era morto Giovanni Paolo II non lo avevo fatto. Non ero riuscita a concentrarmi sui Cardinali, in me vigeva solo l’idea che dopo un uomo Santo come lui nessuno sarebbe stato all’altezza. Questa volta era tutto diverso. Benedetto XVI aveva lasciato dando un segno tangibile di cambiamento, guadagnando ai miei occhi un rispetto enorme, e facendo nascere in me la speranza che in un momento storico angosciante e spaventoso come questo almeno da li potesse uscire un segno forte di cambiamento. Durante quell’ora di attesa ho avuto tante emozioni, intervallate dall’affaccendarsi veloce delle faccende domestiche, dalle necessità infantili, dalla vita che va avanti, ma in attesa di qualcosa di importante.

Quando si è capito che ormai era questione di minuti ci siamo seduti tutti e quattro sul divano. Guardandomi attorno sorridevo al pensiero che una buona fetta di umanità stesse facendo la stessa cosa in quel momento. Gli occhi di Aribella brillavano di curiosità e attesa, Gnagni invece era in preda alla coccolite da sonno, ma era serena e silenziosa, come se capisse l’importanza del momento.

Habemus Papam…Jorge Maria Bergoglio. Silenzio, qui, li, la. Anche la giornalista di Rai3 non sapeva che dire, si sentivano i fogli frusciare vicino al microfono. Alla faccia dei pronostici…Bergoglio proprio non se l’erano filato e non avevano neppure la sua scheda sotto mano. Anche io non sapevo chi fosse e dopo lo stupore iniziale una grande speranza in me è nata. Con Giovanni Paolo II era successo così. Non poteva che essere un segno.

Francesco, è uscito, e ha suscitato in noi diverse emozioni.

A me è sembrato quasi spaventato davanti all’immensità della folla, ha esitato e ha chiesto di pregare per lui. Sono stati sentimenti che ho capito e mi sono piaciuti. Me lo hanno fatto sentire vicino, anche se arriva da “quasi la fine del mondo”. Anche il fatto che sia sud-americano mi è piaciuto. La Chiesa è universale, e deve scegliere una persona che sappia parlare al Mondo da qualsiasi posto possa arrivare. Un italiano tornerà Papa quando sarà il momento giusto e ci sarà la figura giusta per essere Papa. Essere italiano non può più essere un privilegio in quest’ambito.

Insomma, scrivo qui tanti pensieri, emozioni, e soprattutto speranze. Fondamentalmente voglio solo credere che ci sia ancora speranza di cambiare e migliorare. Vedremo se Francesco riuscirà ad aiutarci in questo senso. Ha scelto un nome speciale, il nome del Santo più umile, empatico e anticonformista che sia mai esistito. Speriamo che lo guidi sulla strada giusta per il cambiamento.

Per finire, riporto per onore di cronaca i punti sottolineati da una settenne che vive il suo primo Conclave.

Commento 1 - “Ma è altissimo!!!!!”

Commento 2 - “Ma lui le saprà le tabelline?”

Buon lavoro Francesco!

mercoledì 13 marzo 2013

Salviamo Peppa Pig


Aribella oggi non è voluta entrare a scuola con l’ombrello.

Ha attraversato il cortile infilandosi in testa il cappuccio e ha lasciato una ridente e pluriombrellata mamma al cancello.

Per un errore di scambio l’ombrello a disposizione stamani era quello monocromo rosa dove campeggiano tre sgambettanti Winx. Troppo per lei, ormai bambina di seconda elementare che a quanto pare non può più esibire cose così infantili.
“Mamma, questo è l’ombrello della Gnagni, è troppo rosa, non posso portarlo dentro” e mamma ha guardato il cielo, ha valutato l’esiguità della pioggia, ha ripensato a quando lei da piccola aveva iniziato a classificare le cose “da bambini piccoli” se l’è baciata con lo schiocco, pensando che tra qualche anno non potrà neppure far più  questo, e l’ha spedita dentro raccomandandole di fare una corsa per non bagnarsi troppo.

E con questo siamo al terzo avviso.

Il primo è arrivato un paio di mesi fa cambiando le lenzuola. Mamma Ele si è preparata un bel discorsetto mentale, per placare ogni lamentela alla fonte e ha esordito così:
“Aribella ascolta, se non mi ricordo male il piumino di Winnie The Pooh l’ultima volta l’ho messo a te, quindi ora lo metto a Gnagni perché è il suo turno”
E lei tranquilla e lapidaria:
“bhe, tanto ormai Winnie Pooh è da bambini piccoli” – alchè Mamma Ele ha pensato
  1. Fin troppo facile sto giro
  2. Perché fin troppo facile? Dovè la fregatura?
  3. Cosa vuol dire è da bambini piccoli, che si crede grande lei?

Il secondo avviso era più velato, non lo avevo colto completamente.
“mamma mi serve un righello”
“Scusa ma quello che hai nell’astuccio non va bene?”
“No, è di Rapunzel e mi prendono in giro”
“Chi ti prende in giro?”
“ I maschi della mia classe”
“ e loro che righello hanno? Cars?”
“si”
“e allora? Non è da bambini anche quello?”

L’avevo convinta e non si era più parlato di righelli e prese in giro.

Ma oggi è arrivato il terzo glong e stavolta non è fraintendibile.

Ecco, segato l’orso, segate le fatine, in bilico le principesse Disney…se mi abbatte anche Peppa Pig è ufficialmente una “non più piccola bambina”. Ma finchè sento grugniti provenire dal televisore non ci penso e mi godo ancora la mia tatona che ieri mentre mi raccontava l’incontro di educazione alimentare a scuola mi ha spiegato che nel sangue c’è il Polesterolo e che dopo aver mangiato una schifezza bisogna mangiare per tre giorni frutta o verdura a polpa bianca.

Io non lo sapevo…ma mi adeguo e ringrazio