mercoledì 16 gennaio 2013

Occhi


Premessa: Questo post è nato da questo ricordo che non so perché è risalito dopo più di vent’anni di oblio
Andavo alle scuole medie a piedi e passavo davanti alla scuola materna. Durante la mezza stagione, al mio rientro, mi capitava di incontrare gli occhi verdi di mia sorella Polly che mi aspettavano. Mi ricordo ancora quel musino così bello, i capelli biondi legati in una coda con i soliti riccioli che scappavano fuori. Giocava nel giardino e quando mi vedeva passare mi correva incontro felice e facevamo un pezzetto di strada assieme, separate dalla recinzione della scuola. Aveva lo sguardo più dolce che posso ricordare.
Da qui un ragionamento sui ricordi degli sguardi più significativi che ho ricevuto
Occhi rassicuranti
Una mattina di settembre di tredici anni fa, parcheggio la macchina davanti al lavoro e immediatamente si affianca un’altra auto. Mi giro a guardarla e incrocio gli occhi del SignorP. Esco dall’auto, lui abbassa il finestrino e mi dice “ti ho vista per strada, volevo solo salutarti prima di andare al lavoro”. Il cuore mi batte all’impazzata e quel semplice gesto mi da la conferma, è lui la persona con cui voglio costruirmi un futuro. E’ lui che sa fare la cosa giusta al momento giusto, sa dare certezze e sicurezza ad un rapporto appena avviato, sa quello che vuole e si impegna ad averlo. E’ lui che mi apre un futuro con uno sguardo
Occhi che parlano
Autunno di sei anni fa, Aribella è una cucciola piccina picciò che frequenta l’asilo nido. Ho fretta è mattina presto, la proprietaria del nido è in ritardo e io devo correre al lavoro.  La lascio nell’atrio dell’asilo dove c’è una vetrata, libera in basso per circa 70/80 cm e oscurata con una plastica opaca sopra. Aribella inclina leggermente la testa e mi sbircia da sotto. Mentre entro in macchina la vedo in quella posizione, guardo i suoi occhi scuri e vellutati che mi scrutano, osservano, chiedono in silenzio mille perché. Per un istante tremo. Mi tremano le mani, mi trema una lacrima negli occhi. Mi spavento quasi davanti a quel perché urlato in silenzio. Eppure non ha uno sguardo accusatorio, mantiene la sua base di fiducia sconfinata, ma dentro a quei meravigliosi occhi da cerbiatta leggo una domanda soffocata.
Occhi che sanno
Primavera di quattro anni fa, Gnagni è una new entry del mondo. E’ una neonata tranquilla, silenziosa chiede solo quello che le spetta. La allatto al seno e ci guardiamo negli occhi e improvvisamente quasi sobbalzo, mi accorgo che il taglio degli occhi è identico a quello di mio padre. Sorrido, la accarezzo e continuo ad osservarla bene. I suoi occhi color fiordaliso sono profondi, sembrano sapere già tutto del mondo. Sembrano possedere una sapienza atavica che la rende un essere singolare, con una sicurezza che arriva da dentro di se e che sa trasmettere agli altri.

Quanti occhi che ho incontrato nella vita. Ci sono sguardi che si cristallizzano in un ricordo permanente e istanti che volano via leggeri come una carezza.  Non ho mai pensato che sguardo posso aver lasciato io agli altri, di certo in questi frangenti descritti i miei occhi sono stati fraterni e ansiosi, stupiti e innamorati, insicuri e ammutoliti, indagatori e pieni di rispetto
Con uno sguardo ho percepito la caratteristica di un rapporto, la caratteristica di una persona. Aribella con le sue domande mai espresse, con i suoi occhi fiduciosi che dicono “mi fido di te, quindi va comunque bene così” mettendo così di fatto nelle mie mani una responsabilità che un po' mi spaventa e la piccola Gnagni invece che sembra bastarsi a se stessa, con la sua sicurezza che mi incuriosisce e vorrei anche solo una volta provare. 

Mi guardo allo specchio e osservo i miei occhi azzurri e miopi. Li vedo dolci, fondamentalmente insicuri, ma profondamente felici. Però è troppo facile questo esercizio su me stessa

2 commenti:

  1. Sono dolci, dolcissimi i tuoi occhi. E rassicuranti. Per questo quella bambina piccina picciò si fidava di te pur non capendo. Non posso venire sul tuo blog, mi commuovo troppo. Mi mancate...... Ti voglio bene

    Francesca

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