Esistono cose che non sono gravi ma sono fastidiose.
Esistono fastidi che impari a gestire e a tenere sotto
controllo e che entrano zitti zitti tra le abitudini familiari.
Proprio come il portarotoli che c’è in bagno, sai che è
brutto, sai che potresti farne a meno, ma lo lasci li e quasi non lo vedi da
quanto sei abituata ad averlo sotto il naso.
Però il portarotolo il giorno che ti stufi lo butti, la
dermatite atopica della Gnagni no.
Anzi, la dermatite atopica della Gnagni (e non solo la sua) è
caratterizzata da fasi di riacutizzazione e quando riparte in tutto il suo
splendore i gesti che abitualmente facevi per tenerla sotto controllo non sono
più sufficienti ed entri in un ciclo dove campeggia sopra una scritta al neon “NO
PANIC”, ma sotto si scatena il caos più assoluto.
Fase A – presa di coscienza (ovvero autoflagellazione)
LaEle e il Signor P iniziano a rimpallare la solita storia “certo
che se fossimo stati più costanti nel metterle le creme” (avremo saltato si e
no un giorno), “certo che se l’avessimo lavata sempre con i prodotti adatti” (a
Natale le hanno regalato un bagnodoccia di Winnie Pooh e una volta l’ho fatta
contenta e gliel’ho fatto usare), “certo che se mi fossi decisa a buttare tutti
i peluches” (non ho giustificazioni in merito, mi sono fatta intenerire dagli
occhioni tristi delle nanette) “certo che se l’avessimo portata più spesso dal
dottore” (così, per salutarlo…) “certo che se avessimo pensato di chiedere
anche ad altri specialisti” (che se no si offendono se non giri un po’…)
Finite le recriminazioni inutili, si passa alla
Fase B – azione (azione che parolone!)
Ci sarebbe il cortisone. No, non lo metto, tengo ancora
duro. Chiamo il pediatra, gli faccio controllare la secrezione dietro all’orecchio
che non mi piace per niente e mi faccio fare un’impegnativa per un dermatologo
pediatrico. Magari un nuovo consulto mi aiuterà anche solo ad essere un po’
meno frustrata. Sai, spendere un po’ di soldi in creme nuove può dare l’idea di
far qualcosa.
Insomma, ogni primavera è così, la mia piccola Gnagni si
riduce ad essere una piccola bimba con la pelle da gruviera e l’unica cosa concreta che
riesco a fare quando ha gli attacchi di prurito è prenderle i polsi scorticati,
massaggiarglieli, coprirli di baci e raccontarle una storia per distrarla. Serve a poco per la sua malattia, ma di sicuro
cura un po’ le nostre due anime frustrate.
Se solo i miei baci fossero medicine…questa brutta dermatite
sarebbe già sconfitta
La dermatite e' odiosissimamente odiosa...la Lavi ne soffre dall'anno scorso e gia' ringrazio che c'ha lasciato in pace i primi due anni. Anche io mi faccio un sacco di domande tipo se le avessi dato meno pomodoro, se l'avessi incremata di piu', se avessi visto prima i primi segni dell'arrivo...ma la dermatite e' cosi ha dei momenti di calma, mai abbastanza lunghi, e dei momenti di picco :-(. Qui poi ci sono solo io in pratica quindi mi colpevolizzo spesso...ma colpa o non colpa la dermatite c'e', soprattutto ora che ha iniziato nuoto. Volevo quasi farla smettere, ma e' bravina, l'hanno promossa quasi subito nell'acqua alta, lei ci va volentieri non ho il coraggio di toglierla...e intanto incremo ;-).
RispondiEliminaUn bacio grande Ele!
Ila la piscina è veramente il top in negativo per la dermatite :-( Però è così importante che imparino a nuotare. E' un piccolo sacrificio per cui vale la pena sopportare l'inevitabile ricaduta. Un bacio alla tua meravigliosa bambina
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