mercoledì 21 novembre 2012

Accettare se per capire lei


In terza elementare ho preso la mia prima nota. Giocavo assieme al mio compagno a far rotolare sul banco la gomma a forma di cartello stradale che si trovava come sorpresa nelle merendine del Mulino Bianco mentre la maestra spiegava i faraoni.
Ricordo perfettamente la profonda vergogna mentre stavo in piedi alla lavagna guardando incredula la maestra che scriveva una nota sul mio diario e mi incalzava invitandomi a ripetere che cosa avesse spiegato lei poco prima. Stavo in piedi, la guardavo con gli occhi pieni di lacrime e un nodo alla gola che mi impediva di proferire parola anche se dentro al mio cervello “urlavo” per filo e per segno tutta la lezione.
Perché io avevo ascoltato tutto, non ero distratta anche se apparivo distratta.

Mia figlia Aribella è così. Mai prima di ieri pomeriggio me ne sono resa così profondamente conto. Prima di entrare a colloquio con le maestre ero stranamente agitata. Le altre mamme mi dicevano che ero esagerata, perché di certo Aribella non aveva problemi di rendimento scolastico. Avevano ragione, ma questo già lo sapevo. Quel senso di stretta allo stomaco era dovuto ad una cosa più sottile, più profonda, più mia.
L’inevitabile sottolineatura del carattere troppo esuberante di Aribella mi colpisce, sempre, profondamente.
Aribella è esuberante tanto da far fatica a stare al posto, giocherellona tanto da nascondersi Cuccioli & Co dentro la cartella e tirarli fuori nei momenti più sbagliati a scuola, chiacchierona tanto da mettere in croce lo sventurato che gli appioppano a fianco e farlo sbagliare per stare dietro a tutti i suoi sproloqui.
E poco importa che sia intelligente, sveglia, empatica, simpatica, dolce e un po’ insicura. Quello è tutto archiviabile con due secondi di colloquio. E’ chiaro a me ed è chiaro alle maestre, e quei pochi minuti di colloquio servono a tutte noi per evidenziare strategie per poter gestire la parte più esplosiva di lei. Eppure ieri mi sono sentita ricevere sulle spalle un peso enorme. Come faccio io a contenere ma preservare una parte così evidente e dirompente di lei per tentare di evitarle quell’"umiliazione" che dopo 27 anni riconosco come la prima grande delusione.
Perché per capire lei, mi sono calata in me bambina, e quel ricordo mi ha invaso con tutta la sua forza. Io ero esattamente così. Proprio come le maestre ieri me l’hanno descritta. Sembrava che non ascoltassi e poi ero più presente di chi fissava immobile la maestra. Sembrava che la mia sedia avesse gli spilli, perché la costrizione di stare seduta a lungo mi era insopportabile. Quella che per la maestra era una lunga chiacchierata a me sembrava lo scambio semplice e veloce di cose essenziali e non prorogabili.
Eppure ci sono riusciti ad addomesticarmi. Ma se penso a quale prezzo mi sale in gola un NO deciso e cattivo.
Io ero così perché mi sentivo a mio agio, sicura, protetta e felice. Quindi potevo esprimere me stessa senza remore. A pensarci bene è una cosa bellissima, ed io delle elementari ho questo ricordo così ovattato, dolce e sicuro, con qualche sbandata si, ma fondamentalmente con la supervisione di un occhio paziente e affettuoso.
Ci hanno pensato alle medie ad addomesticare quella parte così spontanea di me. Ecco, vorrei solo che lei non dovesse passare un calvario del genere.
Quindi bando alle ciance, gli obbiettivi ora mi sono chiari. Ho davanti 3 anni per lavorare sulla mia bambina meravigliosa, aiutarla a trovare il giusto equilibrio tra la sua indole e le buone regole del vivere in comunità e a farsi un po’ di corazza per magari riscattare il mio io bambina, umiliato, denigrato durante gli anni più brutti della mia vita.
Che cosa prova mia figlia? Non lo so, non lo posso sapere, ma so che cosa ho provato io, e provo a partire da qui per cercare di aiutare lei. 

4 commenti:

  1. Questo è un tema che mi è molto caro, tu sai.
    Il punto è come aiutare Aribella ad essere Aribella, come valorizzare queste sue caratteristiche così belle di esplosività?
    Non si tratta di addomesticare, ma valorizzare...
    Se ci mettiamo in questa ottica come mamme cambia l'orizzonte... non la fatica neh ;)
    Accompagnare ogni figlio a diventare quello che è, questa è la cosa più entusiasmante dell'essere genitori.

    LaEle senza la sua parte spontanea non sarebbe LaEle <3

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  2. un'amica psicopedagoga non è mica una cosa da ridere. Lo so Ba che è un tema a te caro. Quando sono in difficoltà mi ispiro a te e cerco di non fare danni irreparabili.
    Un bacio amica e grazie

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  3. Pedagogista e basta ;)
    pure un po' psicopatica

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