martedì 4 dicembre 2012

Etichette pesanti


Una mia amica molto saggia e molto pedagogicamente abile mi dice che a nessuno piace avere delle etichette addosso.
Aribella ha paura dei cani, però continuare a dire “Aribella ha paura dei cani” non può che rafforzare questa sua paura, come se non potesse nemmeno più tradire questa etichetta che le abbiamo cucito addosso. Ora però non so più come definire questa cosa. Quando incontriamo un quadrupede peloso e lei mi si aggrappa al braccio e inizia a girarmi intorno strattonandomi con vigore e strillando gridolini nel mio orecchio devo anche trovare la concentrazione giusta per formulare una frase di senso compiuto che possa spiegare al perplesso padrone del cane il perché mia figlia si comporti in questa maniera. Mica è facile!! Anche perché ormai la mia giovincella pesa 25 kg e rischia di buttarmi a terra.
Eppure me lo ricordo bene come mi sentivo io quando ero piccola e mia mamma sfoderava la Mia etichetta.
“Sei completamente incapace di fare lavori manuali”. Se avevo fatto una schifezza particolarmente degna di nota rincarava il concetto con un “speriamo che tu sia molto brava a studiare perché se no non troverai mai un lavoro manuale”.
Di sicuro mia mamma non ci metteva cattiveria in queste parole, era il suo modo per spronarmi ad impegnarmi di più e a lavorare in maniera più accurata, ma alla fine mi sono resa conto di essere cresciuta con l’idea di essere fornita di due mani sinistre e che qualsiasi mio lavoretto fosse una schifezza a prescindere.
A 11 anni poi, sfiga della sfiga, mi sono rotta seriamente il braccio destro. Due fratture scomposte, con lo staccamento dell’epitrocleo e lo schiacciamento del nervo ulnare. Un lavoretto fatto ad opera d’arte.
Quell’estate portai il gesso per più di un mese. Faceva caldo e andavo al Grest e rimanere fuori a giocare sotto il sole era una tortura. Per far passare il tempo mi ero infilata nella stanza del ricamo. Una signora insegnava il punto erba e il punto croce alle bambine interessate.  Mi ricordo la sua faccia un po’ perplessa quando le dissi che volevo provare, ma durò un secondo, mi disse di sedermi, mi aiutò a sistemare il braccio, e mi fornì del necessario per iniziare il mio primo centrino a punto croce. Ebbe una gran pazienza con me ed io scoprii un hobby che mi accompagna fino ad oggi.
A quel tempo ero troppo piccola per capire l’importanza di quello che stavo facendo. Una riabilitazione fai da te importantissima, che mi permise di rimettere in moto le dita e riguadagnare l’uso della mano. Avevo rischiato tantissimo, ero stata vicina a perdere l’utilizzo dell’arto, ma io non lo sapevo e la mia mente di bambina aveva ancora quella speciale equazione infantile “ho un problema grande, i grandi lo risolvono”.
Quel centrino (a dire il vero bruttarello) è conservato come una reliquia a casa dei miei genitori, per loro ha un significato molto profondo, quasi salvifico, per me invece ha un significato più leggero e semplice…finalmente avevo stracciato quell’etichetta e anche io sapevo fare qualcosa di manuale.
Non nascondo che comunque sono sempre restia a buttarmi nei lavori manuali. Ho sempre un po’ di paura di produrre ciofeche varie. Però per lo meno ora mi cimento, provo, faccio, sperimento. Al di la del punto croce sono sempre fuochi di paglia che svaniscono in fretta, però mi tengo care la soddisfazione che mi hanno fatto provare. Disegno, pittura, decoupage, qualcosa ho fatto.Vorrei iniziare a cucire, ma avrei bisogno di tempo e spazio. 
Settimana scorsa invece ho prodotto questa torta di pannolini per una  mia amica. Una soddisfazione incredibile.
Insomma, sarà il peso nascosto dell’etichetta che fu, ma quello che le mie mani e la mia fantasia producono hanno sempre un retrogusto di piccolo miracolo.
Orgogliona di me come dice la mia TestimoneDiMontecatini  

p.s. Una sera a casa di amici sentiamo questo dialogo nell'altra stanza "Oh ma Gnagni come sei diventata grande!!! E guarda come sei bella, però tu hai proprio una faccia da birbante..." e una voce lapidaria che risponde "Si, e sono anche molto dispettosa". E' facile capire qual'è l'etichetta che avevamo affisso sulla fronte della piccola Gnagni, eh??? Ovviamente scivolata a valle senza nemmeno lasciare traccia.

2 commenti:

  1. I codici a barre una volta applicati, difficilmente si cancellano. Ma tu ci dimostri che è possibile farlo!
    Complimenti per la tua realizzazione, brava davvero! Una meraviglia <3
    Più che dal nostro passato, siamo condizionanti dalle nostre anticipazioni sul futuro ;)

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    1. il peso delle aspettative ci può zovarrare. Grazie amica

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