Una mia amica molto saggia e molto pedagogicamente abile mi
dice che a nessuno piace avere delle etichette addosso.
Aribella ha paura dei cani, però continuare a dire “Aribella
ha paura dei cani” non può che rafforzare questa sua paura, come se non potesse
nemmeno più tradire questa etichetta che le abbiamo cucito addosso. Ora però
non so più come definire questa cosa. Quando incontriamo un quadrupede peloso e
lei mi si aggrappa al braccio e inizia a girarmi intorno strattonandomi con
vigore e strillando gridolini nel mio orecchio devo anche trovare la
concentrazione giusta per formulare una frase di senso compiuto che possa
spiegare al perplesso padrone del cane il perché mia figlia si comporti in
questa maniera. Mica è facile!! Anche perché ormai la mia giovincella pesa 25
kg e rischia di buttarmi a terra.
Eppure me lo ricordo bene come mi sentivo io quando ero
piccola e mia mamma sfoderava la Mia etichetta.
“Sei completamente incapace di fare lavori manuali”. Se
avevo fatto una schifezza particolarmente degna di nota rincarava il concetto
con un “speriamo che tu sia molto brava a studiare perché se no non troverai
mai un lavoro manuale”.
Di sicuro mia mamma non ci metteva cattiveria in queste
parole, era il suo modo per spronarmi ad impegnarmi di più e a lavorare in
maniera più accurata, ma alla fine mi sono resa conto di essere cresciuta con l’idea
di essere fornita di due mani sinistre e
che qualsiasi mio lavoretto fosse una schifezza a prescindere.
A 11 anni poi, sfiga della sfiga, mi sono rotta seriamente il
braccio destro. Due fratture scomposte, con lo staccamento dell’epitrocleo e lo
schiacciamento del nervo ulnare. Un lavoretto fatto ad opera d’arte.
Quell’estate portai il gesso per più di un mese. Faceva
caldo e andavo al Grest e rimanere fuori a giocare sotto il sole era una
tortura. Per far passare il tempo mi ero infilata nella stanza del ricamo. Una
signora insegnava il punto erba e il punto croce alle bambine interessate. Mi ricordo la sua faccia un po’ perplessa
quando le dissi che volevo provare, ma durò un secondo, mi disse di sedermi, mi
aiutò a sistemare il braccio, e mi fornì del necessario per iniziare il mio
primo centrino a punto croce. Ebbe una gran pazienza con me ed io scoprii un
hobby che mi accompagna fino ad oggi.
A quel tempo ero troppo piccola per capire l’importanza di
quello che stavo facendo. Una riabilitazione fai da te importantissima, che mi
permise di rimettere in moto le dita e riguadagnare l’uso della mano. Avevo
rischiato tantissimo, ero stata vicina a perdere l’utilizzo dell’arto, ma
io non lo sapevo e la mia mente di bambina aveva ancora quella speciale
equazione infantile “ho un problema grande, i grandi lo risolvono”.
Quel centrino (a dire il vero bruttarello) è conservato come
una reliquia a casa dei miei genitori, per loro ha un significato molto profondo,
quasi salvifico, per me invece ha un significato più leggero e semplice…finalmente
avevo stracciato quell’etichetta e anche io sapevo fare qualcosa di manuale.
Non nascondo che comunque sono sempre restia a buttarmi nei
lavori manuali. Ho sempre un po’ di paura di produrre ciofeche varie. Però per
lo meno ora mi cimento, provo, faccio, sperimento. Al di la del punto croce
sono sempre fuochi di paglia che svaniscono in fretta, però mi tengo care la
soddisfazione che mi hanno fatto provare. Disegno, pittura, decoupage, qualcosa ho fatto.Vorrei iniziare a cucire, ma avrei bisogno di tempo e
spazio.
Settimana scorsa invece ho prodotto questa torta di pannolini per
una mia amica. Una soddisfazione
incredibile.
Insomma, sarà il peso nascosto dell’etichetta che fu, ma
quello che le mie mani e la mia fantasia producono hanno sempre un retrogusto
di piccolo miracolo.
Orgogliona di me come dice la mia TestimoneDiMontecatini
p.s. Una sera a casa di amici sentiamo questo dialogo nell'altra stanza "Oh ma Gnagni come sei diventata grande!!! E guarda come sei bella, però tu hai proprio una faccia da birbante..." e una voce lapidaria che risponde "Si, e sono anche molto dispettosa". E' facile capire qual'è l'etichetta che avevamo affisso sulla fronte della piccola Gnagni, eh??? Ovviamente scivolata a valle senza nemmeno lasciare traccia.
p.s. Una sera a casa di amici sentiamo questo dialogo nell'altra stanza "Oh ma Gnagni come sei diventata grande!!! E guarda come sei bella, però tu hai proprio una faccia da birbante..." e una voce lapidaria che risponde "Si, e sono anche molto dispettosa". E' facile capire qual'è l'etichetta che avevamo affisso sulla fronte della piccola Gnagni, eh??? Ovviamente scivolata a valle senza nemmeno lasciare traccia.
I codici a barre una volta applicati, difficilmente si cancellano. Ma tu ci dimostri che è possibile farlo!
RispondiEliminaComplimenti per la tua realizzazione, brava davvero! Una meraviglia <3
Più che dal nostro passato, siamo condizionanti dalle nostre anticipazioni sul futuro ;)
il peso delle aspettative ci può zovarrare. Grazie amica
Elimina