Che cosa serve ad una mamma per assorbire meglio un colpo? Ma ovviamente una bella botta di autostima a colloquio con le maestre di Aribella.
Come mamma sono molto poco incline a gongolarmi ma molto molto incline a criticarmi. A dire il vero sono anche bravissima ad essere ipercritica nei confronti delle infanti. Già so che a 13 anni scriveranno sul loro diario "io odio mia madre"...ma oggi non ci voglio pensare perchè ho deciso che scriverò un post per gridare ai quattro venti quanto è brava mia figlia.
Lo scorso anno Aribella era brava a scuola, ma aveva accusato qualche problema nella chiacchiera un po' troppo libera e ci aveva messo un attimo ad ingranare con la lettura. Non era stato un passaggio semplice e meccanico come ci aspettavamo.
Quest'anno invece Aribella ha preso le misure a tutto ed è proprio sbocciata. La pagella a febbraio era andata veramente molto bene, ma questo colloquio per me ha avuto una valenza maggiore. Sarà stato il mio animo un po' abbacchiato, bisognoso di una ventata di positività, ma sentirmi dire che è chiaro e lampante che la mia bambina ama profondamente la scuola mi ha dato una gran carica.
Le maestre sono state dolcissime, orgogliose di parlare dei risultati eccellenti, ma anche di sottolineare quanto fosse maturata in un anno la mia cucciola. Mi hanno detto che le potenzialità si vedevano già lo scorso anno, ma Aribella aveva bisogno di prendere le misure, di giocare ancora un po', di capire per bene i limiti che la scuola elementare imponeva. In un anno ha superato gli atteggiamente infantili e giocherelloni, è diventata un animaletto assetato di informazioni e nozioni. Ha saputo convogliare la sua curiosità in ciò che imparava e quindi è diventata terreno fertilissimo per la gioia delle maestre.
Bimba bella di mamma, magari siamo all'apice della sua carriera scolastica...ma io me lo godo tanto questo momento :-D Quando alle superiori si cambierà musica tornerò a rileggermi questa paginetta di diaro e sorriderò a ricordarmi la mia bella bambina dagli occhi vellutati e intelligenti, che corre a scuola con la gioia di sapere che sta facendo una cosa bellissima.
martedì 30 aprile 2013
lunedì 29 aprile 2013
Forse qualcosa ci cambierà
Io non so cucinare. Non sono una brava cuoca. Non ho alcuna cultura alimentare.
Prossimamente dovrò imparare a capire che cosa normalmente mangiamo, di che cosa sono fatti i cibi che ingeriamo, cosa nascondono le etichette con gli ingredienti. Dovrò rivoluzionare il mio approccio alla cucina, dovrò imparare ad essere più attenta e dovrò soprattutto trasmettere ed educare le mie bambine a questa nuova concezione del cibo.
Quando Aribella ha iniziato a lamentarsi del mal di pancia aveva poco più di due anni. Corrispondeva al periodo dello spannolinamento e alla nascita della sorellina. Il pediatra di allora le fece fare le analisi del sangue, delle urine, delle feci, l'ecografia ai reni, ma visto che tutto era nella norma attribuì questi contunui mal di pancia a una condizione psicologica di particolare attenzione al transito intestinale, dovuto all'arrivo della sorellina. Aribella da brava stitica annunciava con una mezzoretta d'anticipo il fatto di dover andare in bagno.
Tutto questo è proseguito fino a Pasqua quando il nostro nuovo pediatra ci ha ordinato le analisi del sangue per cercare gli Antitranglutaminasi.
Ecco, fino all'esito di una prossima (non so però quanto imminente) gastroscopia non possiamo averne la certezza, ma la percentuale che Aribella sia celiaca è molto alta.
Son passati 10 gg da quando l'abbiamo saputo. Mi è passata la risata isterica delle prime ore (per fortuna...non sembravo nemmeno furba), mi è passata la paura per i prossimi esami che dovremo far fare ad Aribella (passata...esagerata...diciamo che mi sono rassegnata alle mega scenate che arriveranno), ho iniziato a combattere con il senso di colpa di ogni suo singolo mal di pancia (deve continuare a mangiare regolare fino all'esame e ora soffro assieme a lei ogni volta che ha male) e ora riesco a parlarne e quindi a scriverne.
La prima considerazione è che i tempi lunghi della diagnosi hanno un loro perchè. Se da un giorno all'altro mi avessero detto di partire con una dieta gluten free non avrei saputo nemmeno da dove iniziare. Un mesetto da autodidatta per imparare i rudimenti, seguito da un secondo mesetto di istruzioni di gastroenterologo e dietista creano le basi perchè anche la mamma più ignorante del pianeta possa diventare la miglior dietista per sua figlia...o per lo meno lo spero.
La seconda considerazione è relativa al pediatra nuovo che deve aver aperto una crociata personale contro il glutine. Quest'inverno ha diagnosticato la malattia ad un compagno di classe di Aribella. Ora è toccato a lei. Se anche lei venisse confermata sarebbero gli unici due celiaci in tutta la scuola...due nella stessa classe, ciò significa che o la seconda A è particolarmente sfigata oppure ci sono un sacco di celiaci che non sanno di esserlo...per lo meno fino a quando non finiranno sotto le grinfie del nostro neo pediatra.
Intanto attendiamo il 3 giugno quando avremo la prima visita. La mamma del compagno di Aribella mi ha già istruito sull'iter che ci attende. Quindi già so che quel dì le urla di Aribella scuarceranno le nubi e apriranno le montagne, ma super mamma Ele sarà li a fianco a lei (miope perchè senza occhiali...meglio essere previdenti) la abbraccerà forte forte la terrà ferma cercando di rassicurarla il più possibile, e alla fine la consolerà...tutto questo per il primo prelievo. Per la gastro...non c'ho ancora pensato. Probabilmente riusciremo ad aprire i mari...
Ah...non avevo precisato che Aribella ha una fobia cronica di aghi e dottori? Fortunella mamma Ele...ma soprattutto medici e infermieri che prossimamente subiranno danni permanenti ai loro timpani e dovranno seguirla indossando i parastinchi.
Dulcis in fundo...analisi del sangue per tutta la famiglia perchè c'è pure una componente ereditaria.
Prossimamente dovrò imparare a capire che cosa normalmente mangiamo, di che cosa sono fatti i cibi che ingeriamo, cosa nascondono le etichette con gli ingredienti. Dovrò rivoluzionare il mio approccio alla cucina, dovrò imparare ad essere più attenta e dovrò soprattutto trasmettere ed educare le mie bambine a questa nuova concezione del cibo.
Quando Aribella ha iniziato a lamentarsi del mal di pancia aveva poco più di due anni. Corrispondeva al periodo dello spannolinamento e alla nascita della sorellina. Il pediatra di allora le fece fare le analisi del sangue, delle urine, delle feci, l'ecografia ai reni, ma visto che tutto era nella norma attribuì questi contunui mal di pancia a una condizione psicologica di particolare attenzione al transito intestinale, dovuto all'arrivo della sorellina. Aribella da brava stitica annunciava con una mezzoretta d'anticipo il fatto di dover andare in bagno.
Tutto questo è proseguito fino a Pasqua quando il nostro nuovo pediatra ci ha ordinato le analisi del sangue per cercare gli Antitranglutaminasi.
Ecco, fino all'esito di una prossima (non so però quanto imminente) gastroscopia non possiamo averne la certezza, ma la percentuale che Aribella sia celiaca è molto alta.
Son passati 10 gg da quando l'abbiamo saputo. Mi è passata la risata isterica delle prime ore (per fortuna...non sembravo nemmeno furba), mi è passata la paura per i prossimi esami che dovremo far fare ad Aribella (passata...esagerata...diciamo che mi sono rassegnata alle mega scenate che arriveranno), ho iniziato a combattere con il senso di colpa di ogni suo singolo mal di pancia (deve continuare a mangiare regolare fino all'esame e ora soffro assieme a lei ogni volta che ha male) e ora riesco a parlarne e quindi a scriverne.
La prima considerazione è che i tempi lunghi della diagnosi hanno un loro perchè. Se da un giorno all'altro mi avessero detto di partire con una dieta gluten free non avrei saputo nemmeno da dove iniziare. Un mesetto da autodidatta per imparare i rudimenti, seguito da un secondo mesetto di istruzioni di gastroenterologo e dietista creano le basi perchè anche la mamma più ignorante del pianeta possa diventare la miglior dietista per sua figlia...o per lo meno lo spero.
La seconda considerazione è relativa al pediatra nuovo che deve aver aperto una crociata personale contro il glutine. Quest'inverno ha diagnosticato la malattia ad un compagno di classe di Aribella. Ora è toccato a lei. Se anche lei venisse confermata sarebbero gli unici due celiaci in tutta la scuola...due nella stessa classe, ciò significa che o la seconda A è particolarmente sfigata oppure ci sono un sacco di celiaci che non sanno di esserlo...per lo meno fino a quando non finiranno sotto le grinfie del nostro neo pediatra.
Intanto attendiamo il 3 giugno quando avremo la prima visita. La mamma del compagno di Aribella mi ha già istruito sull'iter che ci attende. Quindi già so che quel dì le urla di Aribella scuarceranno le nubi e apriranno le montagne, ma super mamma Ele sarà li a fianco a lei (miope perchè senza occhiali...meglio essere previdenti) la abbraccerà forte forte la terrà ferma cercando di rassicurarla il più possibile, e alla fine la consolerà...tutto questo per il primo prelievo. Per la gastro...non c'ho ancora pensato. Probabilmente riusciremo ad aprire i mari...
Ah...non avevo precisato che Aribella ha una fobia cronica di aghi e dottori? Fortunella mamma Ele...ma soprattutto medici e infermieri che prossimamente subiranno danni permanenti ai loro timpani e dovranno seguirla indossando i parastinchi.
Dulcis in fundo...analisi del sangue per tutta la famiglia perchè c'è pure una componente ereditaria.
mercoledì 24 aprile 2013
Don't worry be happy now...tu tu tu tu tu tutuutttuututtuut
Questa settimana la segretaria del boss è in viaggio per
lavoro. Questa settimana ci sono trattative molto importanti con due americani
che da lunedì stazionano in sala riunioni. Io sono ufficialmente mezza vice
della Segretaria. Mezza in quanto faccio
part-time, quindi nessuno pretende che faccia la Vice per intero.
Di solito questa carica si limita al portare gli
aggiornamenti mattinieri al boss e a fare dei caffè quando ha ospiti.
Ovviamente solo al mattino. Ecco, gli ‘mericani nel
pomeriggio sviluppando la loro indipendence intrinseca nel DNA hanno preso
dimestichezza con la macchinetta del caffè indi ragion per cui stamani al mio “Do
you wanna a coffee?” mi hanno risposto “no thank you I will do by my-self”.
Ottimo, questi si che sono fighi.
E fu così che La Ele e uno dei fighi investirono mezzora
della loro vita a combattere contro una macchinetta impazzita.
Che magici momenti.
Problema numero uno. Come si dice incastrato in inglese? Non
mi era mai successo di utilizzarlo. Fossi un pompiere mi potrebbe servire un “The
key got stuck in the lock”, vocabolo molto utile e direi indispensabile anche per un fabbro,
ma per una vice mezza segretaria che in maniche di camicia (ovviamente bianca)
traffica con una macchinetta, una cialda e una spatolina che dovrebbe tentare
di disincastrare la suddetta cialda con l’aiuto dell’indipendence figo che con
le mani extra large sconquassa la povera macchinetta e riaccende la corrente
venti volte (forse mi voleva fulminare) un triste e intermittente “it is…it is…inc…castrat…it
is…” è il massimo che esce.
Problema numero due. L’indipendence figo avvilito come si
consola? Pacca sulla spalla, sorrisetto di circostanza, è sufficiente un “Dont’worry”
tralasciado il Be happy che ti viene in simultanea?
Problema numero tre. Perché il figlio del Boss ha fatto la
faccia scazzata (come si dirà in inglese?) quando al suo arrivo gli ho
suggerito di non utilizzare la macchinetta del secondo piano perché in attesa
dell’assistenza? Mica posso dare la colpa al mio amico ‘mericano. Perché diciamocelo,
quell’intensa mezzora ha sancito una specie di frattellanza cameratesca tra la
mezza segretaria e Mr USA. Cioè ci sta tutto che questo quando rientrerà negli
States racconterà per filo e per segno come aggredire il mercato americano con
le nostre macchine e poi ridendo racconterà alla moglie la storiella di io, lui
e la Nespresso in panne. A noi George Clooney ci fa un baffo.
Problema numero quattro. Puzzo ancora tanto di fondi di
caffè. Mi sono lavata le mani, eppure odorano ancora come se avessi fatto la
manicure con una moka.
Che botta di vita
venerdì 19 aprile 2013
Colpita e affondata
Ieri avevo il ciclo, quindi avevo mal di testa. Un mal di
testa di quelli epici, tipo corona di spine con inserto d’acciaio posato e
stretto da sapienti mani sulla mia testa. Insomma, stavo una favola e facendo
conto che da quando ho questa maledetta orticaria non posso prendere nessun
antidolorifico…mi son tenuta il mal di testa (come cortesemente indicato da
quella brava donna della dermatologa).
Ho preso le bimbe a scuola, ho portato Aribella a ritmica e
poi non contenta sono andata con Gnagni a far spese. Mentre facevo manovra con
l’auto e sudavo quelle 100 mila camicie grazie al non servasterzo e agli 8000°
che madre natura nel giro di 5 giorni ci ha donato, borbottavo tipo pentola di
fagioli “mamma mia che fatica, mamma mia come sono stanca, mamma mia che mal di
testa, non vedo l’ora che arrivi questa sera, voglio solo andare a letto,
veramente non ce la faccio più”.
Alle mie spalle una voce serafica, serena e un po’ divertita
ha constatato “tu dici SEMPRE queste cose, sei SEMPRE stanca e hai SEMPRE mal
di testa”. Nessun accenno di accusa, solo constatazione. In pratica una
coltellata in pieno petto. Mi sono sentita aprire il mondo sotto i piedi.
Ho respirato a lungo, a fondo, ho provato ad ossigenare il
più possibile il cervello e cercando la voce più rassicurante e quasi divertita
in commercio ho tentato di rispondere un falsissimo “davvero? La mamma non se n’era
nemmeno accorta, allora non lo dirà più”.
Considerazione a) è vero non me n’ero nemmeno resa conto
Considerazione b) magari fosse vero che non lo dirò mai più
E così da ieri pomeriggio ho un magone grosso come un brutto
rospo grasso che mi soffoca la gola. Avrei voglia di piangere, avrei voglia di
credere nella mia promessa che non lo farò più, avrei voglia di dare la colpa a
qualcuno, ma alla fine della fiera so che se piango non risolvo nulla, che per
quanto mi impegnerò momenti come quello di ieri torneranno e io con ogni
probabilità non avrò la forza di tapparmi questa boccaccia e fondamentalmente
la colpa me la tengo io e basta, perché anche se la dessi a qualcuno non mi
risolverebbe il problema.
La Ele infantile ieri si è anche fatta sentire con un “ma
non è vero che sono sempre così, e tutti gli altri giorni che faccio tutto con
il sorriso sulle labbra non contano?” per fortuna La Ele infantile non può
parlare, non ha diritto ad utilizzare la siddetta boccaccia che di danni ne
aveva già fatti. La Ele analitica l’ha quindi zittita, ha sgridato La Ele
brontolona, ha scrollato La Ele emotiva
e ha preso in mano la situazione.
Un netto peggioramento c’è stato, è inutile negarlo. Sono
una brontolona. Posso dare la colpa al fatto che quando ho male l’unica cura è “se
lo deve tenere signora”, senza contare il fatto che sono ben 6 mesi che ogni
santo giorno prendo gli antistaminici e che per quanto abbia tentato di cercare
quelli meno pesanti come controindicazioni spesso mi accada di svegliarmi con
una profondissima stanchezza che mi toglie il fiato. Però io non voglio essere
così. Sono arrabbiata e frustrata perché io non ero così.
Il SEMPRE di Gnagni è relativo, lo so anche io che non tutti
i santi giorni e minuti della mia esistenza li passo a lamentarmi e a fare la
lagna, però mi colpisce il fatto che lei mi abbia percepito così.
A volte quando vengo sopraffatta dalla stanchezza e dal
dolore mi lascio andare a queste cantilene inutili, e ora me ne vergogno
profondamente. Una mamma agli occhi del bimbo non è mai stanca, non è mai
concentrata su se stessa. Mi fa soffrire che Gnagni invece abbia colto questa
mia debolezza.
Come faccio ad uscire da questa empasse?
venerdì 5 aprile 2013
Gnagni pedala da sola, io ci provo da un po'
Sono state settimane intense, settimane dove la tristezza e
l’ansia per gli eventi negativi che accadevano a delle amiche mi allontanavano
dalla voglia di scrivere sciocchezze o amenità. E per pudore non potevo
scrivere di loro e dei loro cuccioli, quindi la Ele non trovava altra soluzione
che tacere, star loro vicina e pensare con intensità che la salute dei figli è
una grazia che si da un po’ troppo spesso per scontata.
Le mie cucciole. Eh si, le mie cucciole che crescono, che sono la mia gioia e la mia vita. In
questi giorni ogni tanto mi osservavano stranite quando passando accanto a loro e
non mi trattenevo dall’acchiapparle in una morsa stile wrestling che finiva di
un bagno di baci schioccanti sulle guanciotte pienotte. Loro ricambiavano, perché
per mia fortuna non siamo una famiglia stitica di attacchi simili, ma probabilmente
si chiedevano come mai la frequenza era incrementata così repentinamente.
Be', di troppi baci non si consumano mica, quindi proseguirò
in questa attività finchè non mi passerà questa sottile paura che qualcosa
possa girarsi in negativo.
E anche quando sarà passata…continuerò, anche perché finchè
si fanno sbaciucchiare, mammina apprezza e approfitta.
E comunque una cosa
bella bella bella dovevamo festeggiarla, e quindi il tripudio di baci
cadenti ha avuto il suo massimo splendore martedì, nel primo (e quasi unico)
pomeriggio senza pioggia, di questa triste primavera umidosa.
Gnagni ha imparato a pedalare senza rotelline. Emozione
grande!!!!
Per dovere di cronaca preciso che fa dei piccoli tratti, non sa ancora partire,
prosegue solo in rettilineo e quando deve curvare mette giù i piedi perché il
freno non sa ancora nemmeno che cos'è.
Però sono orgogliosissima della mia
tappettina.
Ed è stato tutto così semplice, come è sempre stato con lei.
Io con Gnagni non ho veramente mai fatto fatica con nulla. Penso che sia una
questione di comunicazione, è una bambina molto sicura di se, decisa, e senza “fisime”,
assomiglia moltissimo a suo papà in questo e penso di aver sempre trovato la
maniera giusta di comunicarle le cose.
Indicazioni chiare precise, fiducia in lei e nei suoi mezzi
e lei va che è un piacere.
Con suo papà invece è una tragedia. Si scontrano, si
prendono a scornate e lui tutto arrabbiato mi dice “ma è una zuccona, faccio
una fatica con lei!” e a me vien da ridere, perché invece io la vivo in maniera
molto diversa. Eppure lo capisco, perché con Aribella a volte provo la stessa
frustrazione. Aribella è più complicata e sensibile. E’ una bambina dolcissima,
bravissima, giudiziosa, si impegna tantissimo in tutto e sa dare delle
soddisfazioni enormi, però devo stare più attenta a quello che dico, a non
sottovalutare il tono della voce, a non sottovalutare come sta lei in quel
momento e se per caso si arrabbia…ahhhh non ne veniamo più fuori. Ok, lo
ammetto, mi assomiglia. E poi è la primogenita e questa cosa non è da sottovalutare.
Tutto quello che fa lei vale 110 perché lo fa per lei stessa e per insegnare a
me a fare la mamma. Con Gnagni invece vivo un pochino di rendita e forse riesco
a dare una dimensione più giusta a quello che fa o dice.
Prendiamo la fase terrible two, fase che mette in equilibrio
precario la sanità mentale di ogni povera famiglia, davanti ad una Aribella strepitante
sono rimasta nell'ordine stupita, basita, perplessa, spiazzata, disorientata. In quei mesi ho
navigato a vista per riuscire ad arginare i capricci, per scoprire come fare ad
evitarli, per uscire da dei trip mentali che noi due eravamo bravissime a
ficcarci dentro.
Con Gnagni invece ero pronta e al primo accenno di bambina
scalciante e urlante spalmata sul pavimento non feci altro che scavalcarla e
dirle con voce tranquilla e serena “la mamma è in cucina, quando ti è passata
vieni pure di la”.
Ecco ora la faccio facile, però Gnagni era così, una volta
sfogata arrivava saltellante e mi diceva “mamma, mi sono tranquillata”. Non ho
ricordi di scenate epiche o psicodrammi. Ci
sono state eh, mica è perfetta, però io avevo già accettato e
metabolizzato che un fagottino profumato e sorridente si doveva prima o poi
trasformare in un fagottino urlante e prepotente. Avevo metabolizzato che era
una fase “sana”, che non succedeva nulla di grave, e che era importante per la
sua crescita.
Peccato che la primogenita davanti non possa trovare una mamma
già “imparata”. Di certo ha trovato una mamma che ha condiviso con lei tutte le
fasi in maniera molto (pure troppo) profonda e coinvolta.
Ho il vago sentore che tra qualche anno qui ne vedremo delle belle,
però per ora mi godo queste piccole belle novità.
Un martedì con il sole, Gnagni che in garage prende la bici
con le rotelle, io che invece la invito a provare la bici da grande, lei che
sale, pedala, si fa sostenere e quando sente la sua mamma gridare di gioia
sgrana gli occhi perché si accorge che sta pedalando da sola. Questo voglio
tenere dentro di me di quel martedì.
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