giovedì 24 gennaio 2013

Quella sagoma della Gnagni


Gnagni ha 4 anni e mezzo, ma siccome è nata vecchia non saprei definire la sua vera età

Sono spudoratamente affascinata dalla mia bambina piccola che sembra essere lontana anni luce dal mio modo di vedere il mondo. Io sono un po’ ingenua, lo sono sempre stata e pur avendo un’età che richiamerebbe anche solo per esperienza un po’ di furbizia…proseguo imperterrita sulla strada dell’ingenuità. Ecco, Gnagni  non mi assomiglia in tal senso.
Ha gli occhi furbi la signorina, è tranquillina, posata, silenziosa, ma ha due occhietti furbi che non passano inosservati.
Non è una bimba che parla molto, è piuttosto riservata, anche a casa se è da sola è come non averla, si immerge nel suo mondo e a volte riappare solo per avvisarmi che deve andare in bagno (non si sa mai che cada nel buco...). Però la sua presenza si sente e anche molto.
E’ precisa e se dico precisa fidatevi significa assolutamente precisa.
A due anni al nido colorava dentro gli spazi, ora a 4 anni disegna molto bene, tanto da scatenare i complimenti sperticati delle sue maestre che ogni trexdue mi invitano a visionare le piccole opere d’arte.
L’ultima volta che è successo non ho resistito, ho fatto una foto con il telefonino al disegno. Non soddisfatta l’ho pubblicato su fb. Gnagni quella sera mentre leggevo i commenti delle mie amiche pettegoline lo ha visto e mi ha detto seria seria “mamma, toglilo dal computer, non è finito, manca l’erba”. E la chiamavano precisina per un motivo…
Qualche giorno fa andiamo al supermercato dove la cassiera è un’amica feissbucchiana la quale ovviamente le fa i suo complimenti di persona. Usciamo dal super e la Gnagni mi sibila “ma era senza erba!!! Perché lo ha visto?”
Prevedo pomeriggi di sfiancante disperazione tra un anno e mezzo quando Gnagni entrerà nel magico mondo dell’istruzione.
Per ora non ditele che il suo disegno senza erba lo pubblico anche qui

mercoledì 23 gennaio 2013

10 ottimi motivi


10 motivi per cui mi sento una brava mamma

Scrivo da poco il mio blog e da relativamente poco ho scoperto il mondo delle mamme blogger. In genere leggo e taccio, a volte commento, ma questa volta interagisco…uhhh che passone avanti!!!
Innanzitutto è buona cosa citare la fonte di chi ha avuto questa bellissima idea, sperando di riuscire a superare l’ostacolo link, e quindi ringrazio Seavessi di avermi fatto riflettere e sviscerare le motivazioni molto profondamente nascoste per le quali posso considerarmi una buona madre.
Ne vengono richieste 10, io parto, non so se riesco ad arrivare a tanto, ma ci provo.

1 – Sono una brava mamma perché non do per scontato nulla
2 – Sono una brava mamma perché passo molto tempo seduta a terra con loro, o seduta su lillipuziane sedioline Ikea, in linea di massima seduta scomoda
3 – Sono una brava mamma perché anche se ho la febbre, mal di testa, mal di gola, insomma proprio come stavo ieri pomeriggio, faccio un respirone e parto per il mio lavoro taxi pomeridiano senza lamentarmi più di tanto perché i loro impegni e le loro necessità non possono aspettare
4 – Sono una brava mamma quando rido di cuore con loro prendendole in giro e facendomi prendere in giro
5 – Sono una brava mamma però anche quando metto i paletti e faccio finire il momento della burla e faccio iniziare il momento del dovere
6 – Sono una brava mamma quando insegno l’educazione, ricordandola come un mantra ma soprattutto applicandola per dare il buon esempio che di sicuro insegna molto di più
7 – Sono una brava mamma perché sto imparando a cucinare un po’ meglio
8 – Sono una brava mamma perché insegno loro la tolleranza, il rispetto e l’amicizia
9 - Sono una brava mamma perché davanti alle difficoltà delle mie bambine le ascolto, prendo tempo e cerco di ricordarmi come mi sentivo io da bambina, che cosa avrei voluto sentirmi dire e poi agisco di conseguenza
10 -  Sono una brava mamma quando oltre a sottolineare una cosa scorretta per correggerla, mi ricordo anche di sottolineare un’azione corretta per lodarla

Chi si loda si imbroda? Ma per una volta non succede nulla vero????

lunedì 21 gennaio 2013

Il premio


Aribella ieri è stata premiata. Ha ricevuto un premio dalla sua società sportiva non perché è una campionessa della ginnastica ritmica ma perché ci mette il cuore in quello che fa. Madre natura nonché madre Ele non l’hanno dotata di una grande elasticità, requisito essenziale per riuscire nello sport che lei ama, ma l’hanno equipaggiata di una certa dose di perseveranza, abnegazione, impegno e rispetto che l’hanno così resa la candidata ideale per la premiazione interna della sua società sportiva. Da madre ho il cuore che scoppia di emozione e orgoglio per questa signorinella che sa primeggiare in caratteristiche molto più importanti a mio avviso dell’elasticità.
Per diventare una grande atleta avrebbe bisogno di tutte queste caratteristiche assieme, ma per diventare una grande donna sarà sufficiente che continui a coltivare le doti che la sua indole le ha dato.
Ecco, oggi mi sento una mamma orgogliosa e un po’ imbarazzata.
Imbarazzata perché sono orgogliosa di un successo che non è il mio.
Imbarazzata perché quando Aribella primeggia e spicca in vari contesti mi sento male all’idea di quanto io e il SignorP pretendiamo da lei. In questi momenti una vocina dentro mi pizzica forte e mi urla “sei una strega di madre, non te la meriti nemmeno una figlia del genere perché passi il tempo a sottolinearle le mancanze dando per scontato tutte le doti splendide che lei ha”. Quella vocina un po’ ha ragione e un po’ ha torto. Io lo so di essere la mamma di una bambina meravigliosa, di una bambina amatissima da tutti che sa amare tutti, una cucciola con gli occhi puliti, lo sguardo libero da cattiverie e malizie, con un carattere forte e coraggioso. Purtroppo so anche di non fargliene passare una liscia, di essere peggio di un condor, di vivere tutto di lei con un coinvolgimento profondo e quasi doloroso.
Aribella quando è nata era identica al SignorP. Tutti non facevano che ripetermelo ed io ci rimanevo anche un pochettino male. Crescendo invece il SignorP ha iniziato a farmi notare quante peculiarità caratteriali erano molto simili alle mie. Gli occhi scuri come il papà hanno la stesso sguardo mio. Lei guarda il mondo come me, e quando mi fa arrabbiare mi sa muovere delle corde profondissime che mi fanno perdere la trebisonda.
Solo io mi faccio arrabbiare così tanto. Se io sono arrabbiata con me stessa sono severa e spregiudicata. Se io faccio uno sbaglio scatta il tribunale dell’inquisizione e so essere di una cattiveria inaudita verso me stessa. Ecco, se Aribella mi fa arrabbiare devo contare fino a 100 perché sarei capace di far aprire le acque del Mar Rosso dalla furia che mi assale. Eppure un successo di Aribella, un suo gesto gentile verso me o verso gli altri, una sottolineatura della sua generosità, dolcezza, simpatia, mi creano un eccesso di amore sconfinato. Io adoro Aribella, è riuscita a trascinarmi sulla sua altalena dove tutto è eccessivo, nel bene o nel male.
Tra pochi giorni compiremo i nostri 8 anni assieme. No, non sarà il suo compleanno, sarà solo l’anniversario di quando con le mani tremanti guardavo quelle due lineette sul test di gravidanza casalingo e pensavo che la mia vita era ad una svolta. Ho avuto anche un po’ di paura quel giorno. Tra i mille sentimenti di gioia che provai ci fu anche una puntina di paura. Paura di non essere all’altezza, di non essere in grado di meritarmi quella creatura.
In quel momento, il primo che io e lei passammo assieme consapevolmente, le promisi che avrei fatto tutto quello che potevo per impegnarmi al massimo per accompagnarla in questa grande avventura che è la vita.
Amore mio io ci provo sai, ce la sto mettendo tutta. Se a volte sono pesante, rompo, pretendo, ti sto col fiato sul collo, porta pazienza, non sono perfetta e anche se sembra il contrario, non la pretendo nemmeno da te la perfezione e fidati, è una grande fardello che ti tolgo dalle spalle. Ci ho messo 28 anni perché qualcuno mi guardasse in faccia e mi dicesse a muso duro “Di perfetto c’è solo Dio, per caso credi di essere come Lui?”. Se sbaglierai pensa a questa domanda e sii in grado di comprendere il tuo sbaglio, cercare una soluzione ma anche di perdonare te stessa. La mamma ti ama

mercoledì 16 gennaio 2013

Occhi


Premessa: Questo post è nato da questo ricordo che non so perché è risalito dopo più di vent’anni di oblio
Andavo alle scuole medie a piedi e passavo davanti alla scuola materna. Durante la mezza stagione, al mio rientro, mi capitava di incontrare gli occhi verdi di mia sorella Polly che mi aspettavano. Mi ricordo ancora quel musino così bello, i capelli biondi legati in una coda con i soliti riccioli che scappavano fuori. Giocava nel giardino e quando mi vedeva passare mi correva incontro felice e facevamo un pezzetto di strada assieme, separate dalla recinzione della scuola. Aveva lo sguardo più dolce che posso ricordare.
Da qui un ragionamento sui ricordi degli sguardi più significativi che ho ricevuto
Occhi rassicuranti
Una mattina di settembre di tredici anni fa, parcheggio la macchina davanti al lavoro e immediatamente si affianca un’altra auto. Mi giro a guardarla e incrocio gli occhi del SignorP. Esco dall’auto, lui abbassa il finestrino e mi dice “ti ho vista per strada, volevo solo salutarti prima di andare al lavoro”. Il cuore mi batte all’impazzata e quel semplice gesto mi da la conferma, è lui la persona con cui voglio costruirmi un futuro. E’ lui che sa fare la cosa giusta al momento giusto, sa dare certezze e sicurezza ad un rapporto appena avviato, sa quello che vuole e si impegna ad averlo. E’ lui che mi apre un futuro con uno sguardo
Occhi che parlano
Autunno di sei anni fa, Aribella è una cucciola piccina picciò che frequenta l’asilo nido. Ho fretta è mattina presto, la proprietaria del nido è in ritardo e io devo correre al lavoro.  La lascio nell’atrio dell’asilo dove c’è una vetrata, libera in basso per circa 70/80 cm e oscurata con una plastica opaca sopra. Aribella inclina leggermente la testa e mi sbircia da sotto. Mentre entro in macchina la vedo in quella posizione, guardo i suoi occhi scuri e vellutati che mi scrutano, osservano, chiedono in silenzio mille perché. Per un istante tremo. Mi tremano le mani, mi trema una lacrima negli occhi. Mi spavento quasi davanti a quel perché urlato in silenzio. Eppure non ha uno sguardo accusatorio, mantiene la sua base di fiducia sconfinata, ma dentro a quei meravigliosi occhi da cerbiatta leggo una domanda soffocata.
Occhi che sanno
Primavera di quattro anni fa, Gnagni è una new entry del mondo. E’ una neonata tranquilla, silenziosa chiede solo quello che le spetta. La allatto al seno e ci guardiamo negli occhi e improvvisamente quasi sobbalzo, mi accorgo che il taglio degli occhi è identico a quello di mio padre. Sorrido, la accarezzo e continuo ad osservarla bene. I suoi occhi color fiordaliso sono profondi, sembrano sapere già tutto del mondo. Sembrano possedere una sapienza atavica che la rende un essere singolare, con una sicurezza che arriva da dentro di se e che sa trasmettere agli altri.

Quanti occhi che ho incontrato nella vita. Ci sono sguardi che si cristallizzano in un ricordo permanente e istanti che volano via leggeri come una carezza.  Non ho mai pensato che sguardo posso aver lasciato io agli altri, di certo in questi frangenti descritti i miei occhi sono stati fraterni e ansiosi, stupiti e innamorati, insicuri e ammutoliti, indagatori e pieni di rispetto
Con uno sguardo ho percepito la caratteristica di un rapporto, la caratteristica di una persona. Aribella con le sue domande mai espresse, con i suoi occhi fiduciosi che dicono “mi fido di te, quindi va comunque bene così” mettendo così di fatto nelle mie mani una responsabilità che un po' mi spaventa e la piccola Gnagni invece che sembra bastarsi a se stessa, con la sua sicurezza che mi incuriosisce e vorrei anche solo una volta provare. 

Mi guardo allo specchio e osservo i miei occhi azzurri e miopi. Li vedo dolci, fondamentalmente insicuri, ma profondamente felici. Però è troppo facile questo esercizio su me stessa

mercoledì 9 gennaio 2013

Mente che cancella e mente che lega


Ieri ho “sparecchiato il Natale”. Presepe, albero, ninnoli e ghirlande sono stati tutti meticolosamente ripuliti e inscatolati per essere riposti in cantina. La soddisfazione mentale che mi da lo sbolognare gli aggeggi natalizi è uguale a quella che provo quando devo agghindare la casa con gli stessi citati ninnoli. Un mese di ammenicoli + 11 mesi senza ammenicoli sono il giusto compromesso per la mia mente.
Mente che tra l’altro ieri viaggiava su binari sconnessi e contorti.
Nel giro di ¾ d’ora sono stata vittima di uno scippo…creato dalla mia concentrazione su problemi non esattamente miei
Ero talmente convinta di aver portato con me la borsa che ho provato tutte quelle terribili sensazioni che si devono provare in quei momenti nei quali ci si rende conto che è sparita.
Parcheggio davanti alla palestra di ritmica, scarico due figlie di cui una a rischio minzione fuori dalle orecchie, corriamo nello spogliatoio vuoto, lasciamo velocemente le nostre cose alla rinfusa sulle panche , via di corsa in bagno e finalmente rilassata, esco beata dal bagno e panico, tra le giacche e lo zainetto non c’è la borsa.
Controllo, ricontrollo, alzo giacche, sposto i vestiti ma nulla.
Cerco anche di fare la controllata, iniziano ad arrivare le altre mamme e non mi va di allarmare nessuna, ma sento il cuore in gola.
Mi si accende una speranza, forse nella fretta l’ho lasciata in macchina. Lascio Aribella alla sua insegnante e vado verso l’auto con la paura di quello che posso non trovare. Ero talmente SICURA di averla presa con me che faccio il controllo solo per scrupolo prima di cercare il responsabile del centro sportivo. La piccola Gnagni si accorge della mia inquietudine e mi chiede che cos’ho. Glielo spiego e lei mi dice sicurissima “ma mamma è in macchina, quando sei scesa non l’avevi”. Nel mentre arriviamo a tiro del finestrino ed eccola li…mi si apre il cuore.
Ma come si fa ad essere così profondamente convinti di aver fatto una cosa che invece non è stata fatta? Di aver con se una cosa che invece è rimasta la incostudita? Eppure giuro, nel parcheggio di ritmica c’è un cartello grosso così che cita “attenzione ladri in azione” ed è l’unico posto dove in automatico prendo sempre la borsa. Ieri no.   
Perché ieri ero talmente impegnata a farmi dei giri mentali paurosi che pur avendo pensato “prendo la borsa” non l’ho fatto. Ero scioccamente delusa da un voto di Aribella, ero scioccamente concentrata su come superare la delusione e non farla trasparire, ero scioccamente impegnata a capire il perché di quei 3 errori  che avevano causato un voto del genere.
E dopo tutto sto psicodramma, mi son chiesta “ma quante paturnie inutili mi faccio?”. Innanzitutto il voto non è così brutto e poi stiamo parlando del SUO compito in classe ovvero della SUA vita. A volte non mi è proprio automatico il concetto.
Se lei prende 10 non l’ho preso io, quindi alla stessa maniera se lei prende 5 non l’ho preso io. Non ne posso fare una questione personale. Ovvio che una mamma vorrebbe il figlio bravissimo, ma è anche vero che un voto scolastico non è dato alla mia capacità di mamma, ma allo svolgimento di un compito da parte di mia figlia, che magari quel giorno era particolarmente distratta, o non ha assimilato bene un concetto o è andata nel pallone. Il mio compito non è quello di rimanerci male, ma di capire se posso aiutarla in qualche maniera oppure se devo prendere e accettare quello che è arrivato senza troppe filippiche.
Anche perché è chiaro che se continuo così quando andrà alle superiori sarò da buttar via a furia di autoflagellarmi per qualcosa su cui non posso avere il controllo.
Quando IO studiavo ero responsabile dei miei risultati. Ora tocca a lei e io posso fare solo da fan con tanto di pon-pon e slogan urlato.
Tutto questo fa sempre parte di quel cordone ombelicale tagliato 7 anni fa ma realmente reciso passo dopo passo.
Due anime che diventano distinte nel corso degli anni. Vivo nella convinzione che ormai lei sia la mia piccola donnina che ha la sua strada ma ogni tanto mi ritrovo qualche trama mentale ancora profondamente intrecciata nella mia corteccia cerebrale e allora piano piano dopo il primo scossone, rendendomi conto che nulla si snoda tirando mi metto li con calma e perizia a cercare di togliere quel nodo che la tiene erroneamente legata a me per lasciarle un nuovo spazietto tutto suo, accettandola e amandola sempre di più.
Piccole mamme crescono